Da la Stampa.it :
Il gruppo ospite
per la finalissima
di X Factor 4LUCA DONDONIMILANOQ Magazine, uno dei più importanti mensili musicali inglesi, titola: «La riunione dei Take That e il loro nuovo disco sono l’evento musicale dell’anno». A una settimana dall’uscita del disco, solo in Inghilterra, nonostante il momento di crisi, Progress ha venduto 518.601 copie, il record degli ultimi 13 anni. Il tour inglese ha già distribuito un milione e 340 mila biglietti in prevendita e in tutto il mondo l’attesa per il «live» è febbrile. Le motivazioni sono tante, ma la maggior parte fa capo a Robbie Williams.
L’ex ragazzo terribile torna nel gruppo dopo 14 anni e i suoi «passi indietro», le ammissioni di colpa e le scuse per essersi comportato irrispettosamente nei confronti di Gary Barlow, Mark Owen, Jason Orange e Howard Donald stanno tutte nel disco e nel docu-film Look Back don’t Stare già in onda sulla tv inglese e dal 7 dicembre nei negozi, dove è già disponibile la raccolta di Robbie, In and out of consciousness - Greatest Hits 1990-2010. Inoltre i Take That saranno in concerto nell’unica data italiana il 12 luglio allo stadio San Siro di Milano. Ecco i cinque a poche ore dall’ospitata di X Factor, rilassati anche quanto si tocca l’argomento caldo del ritorno del figlio prodigo.
Il ritorno di Robbie non è stato dei più facili.
Williams: «Ci sono voluti tre anni prima che mi riprendessi dall’abuso di droghe e da due patologie delle quali desidero non parlare, ma che mi avevano conciato proprio male. I medicinali, i dottori e un po’ di autostima mi hanno aiutato a uscirne e a non aver più paura del pubblico, del palco. Stare tre anni a Los Angeles mi aveva fatto dimenticare chi ero e quanto fossi popolare, perché per gli yankees non ero nessuno. Una volta atterrato a Heathrow, però, la stella di Robbie mi stava schiacciando e chiamai Gary per dirgli che non se ne faceva nulla».
Ma Barlow poi l’ha convinta anche grazie a un brano in forma di lettera aperta come Shame («Vergogna»).
«L’amicizia dimostratami da Gary, Mark, Howard e Jason è stata impagabile».
Siete al lavoro come una vera squadra: torna la band.
Owen: «Abbiamo iniziato a comunicare in modo diverso, la musica ha fatto da terapia. Per questo la gente ci segue, perché la nostra è una bella storia, una storia di guarigione e di aiuto reciproco».
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